lunedì 3 ottobre 2011

FUSIONI A FREDDO E UNIONI DI FATTO

Mentre i quotidiani locali riportano sistematicamente articoli, dichiarazioni, interviste sui movimenti dei piccoli comuni verso progetti di “unione” e “fusione”, da Trento trapelano notizie sempre più allarmanti per gli amministratori di quei centri che contano tra i 1000 e i 3000 abitanti.
Il contributo al “patto di stabilità” diventerà sempre più pesante e la scure si abbatterà anche sui municipi che, fino a oggi, erano stati “esentati” e che in Trentino rappresentano la maggior parte dei campanili.
La sensazione è che la concomitanza di questi eventi (le gestioni associate che diventano argomento di stretta attualità e la minaccia di una mano pesante che andrà a gravare sempre più sui “piccoli”) faccia parte di un preciso disegno politico tracciato da Regione e Provincia per “tagliare” la maggior parte delle municipalità e accorpare più paesi in comuni più grandi e strutturati. Idea nobile e innovativa (per certi versi progressista), soprattutto se il principale obiettivo è quello di ridurre la spesa pubblica e ottimizzare i costi della macchina amministrativa.
La domanda è se i tempi siano davvero maturi per una simile riforma istituzionale e se la decisione debba essere per forza “calata dall'alto” (non direttamente, per carità, ma basta dare un'occhiata alla scorsa finanziaria provinciale per cogliere un implicito invito ad unirsi per non tirare le cuoia).
Chiunque abbia un minimo di familiarità con un bilancio comunale sa quanto stia diventando difficile far quadrare i conti. E senza che gli amministratori si inventino particolari voci di “politica creativa”. La gestione ordinaria si divora gran parte delle risorse a disposizione degli amministratori. Stipendi, gestione degli uffici, manutenzioni, riscaldamento, elettricità e via dicendo. Queste sono le spese tutt'altro che discrezionali che gravano sulla quasi totalità della parte corrente di bilancio. A scapito di cosa? Ma delle uniche voci che possono essere tagliate, ovviamente. Attività culturali, promozione turistica, contributi per le associazioni. Si può tranquillamente fare a meno di una mostra a rtistica, ma non si può certo lasciare un edificio con i termosifoni ghiacciati. E poi, le associazioni saranno ben liete di stringere i denti, sapendo che questo sacrificio servirà per pagare gli stipendi ai dipendenti comunali.
Ma tagliare su cultura e associazionismo significa bloccare la crescita culturale di una comunità e soffocare quella risorsa inestimabile chiamata volontariato attivo, una ricchezza che ha sempre rappresentato il valore aggiunto delle piccole comunità montane.
Nei territori che vantano un prestigioso patrimonio storico, una tradizione popolare radicata sul territorio e una fitta rete di realtà associative fondate sulla partecipazione attiva dei cittadini, il settore culturale costituisce una fondamentale occasione di crescita per la comunità, uno stimolo al benessere e una prospettiva di sviluppo per il futuro.
La riscoperta della nostra storia e di una memoria collettiva condivisa si legano ad una prospettiva di valorizzazione della cultura locale e di sostegno delle nuove forme di espressività artistica. Investire sullo sviluppo culturale del territorio e dei cittadini significa fare tesoro di quel bagaglio culturale che affonda le radici nel nostro passato per affrontare le sfide e cogliere le opportunità di un futuro da affidare alle nuove generazioni.
Un progetto culturale a lungo termine dovrebbe sempre partire dall'interazione tra amministrazione e cittadini, guardando con interesse alle prospettive di collaborazioni sovracomunali e occupandosi nel contempo di questioni pragmatiche di sostegno alle realtà associative locali.
Promuovere la cultura, la conoscenza e la creatività degli individui quale risorsa fondamentale per il nostro futuro, valorizzare il patrimonio storico e sostenere il potenziale creativo della comunità dovrebbe essere condizione essenziale e imprescindibile per il nostro sviluppo, la nostra crescita culturale e il nostro futuro.
Le associazioni sono l'autentico cuore pulsante della comunità. E per evitarne l'atrofizzazione bisognerebbe poter garantire un adeguato sostegno a tutte le realtà associative, valorizzando il volontariato quale preziosa risorsa per il paese. Se la risorsa economica non permette finanziamenti a pioggia si può sempre cercare di pianificare una concertazione delle attività culturali e sociali da realizzare sul territorio coinvolgendo scuole, associazioni, gruppi, cittadini e società civile in un'ottica di collaborazione attiva. Anche senza un portafoglio strabordante si può sostenere la creazione e la produzione della cultura, sia quella tradizionale e popolare, sia le nuove forme di espressività artistica e promuovere e sostenere attività e iniziative musicali, corali, bandistiche, artistiche, teatrali, folcloristiche e culturali, anche tramite l'ampliamento o la creazione di luoghi e momenti di elaborazione artistica e di accesso alla cultura da parte di tutti i cittadini.
Altro settore fondamentale dovrebbe essere quello relativo ai giovani e alle politiche giovanili. Nel rapportarsi all'universo giovanile e alle dinamiche ad esso legate bidogna partire dalla consapevolezza che ragazze e ragazzi non sono soltanto destinatari o fruitori delle azioni degli adulti, ma soggetti portatori di diritti, fra cui quello di essere promotori attivi, partecipi e protagonisti delle iniziative loro mirate. Noi amministratori dobbiamo porci come interlocutori attenti, considerando l'essere giovani una risorsa positiva con cui rapportarsi in un'ottica di confronto, ragionando sui temi dell'interazione e integrazione di una comunità giovanile che partecipa attivamente a determinare la costruzione e la crescita della comunità. Le amministrazioni comunali della quasi totalità dei paesi trentini possono contare sullo strumento del Piano Giovani di Zona, un’importante iniziativa rivolta ai giovani promossa dai comuni in collaborazione con l’assessorato all’Istruzione ed alle Politiche Giovanili della PAT. In questi primi anni di attività sono state attivate azioni a favore del mondo giovanile, preadolescenti, adolescenti e giovani. Finchè le risorse economiche lo consentiranno, gli amministratori potranno continuare a puntare sul Piano Giovani quale strumento efficace per creare sinergie fra i giovani, le associazioni e le istituzioni, promuovere opportunità di conoscenza e di scambio, stimolare e dare corpo al bisogno di fare “comunità”, valorizzare le potenzialità dei giovani, creare una rete di risorse individuali e di associazioni impegnate a promuovere la nascita di una cittadinanza attiva, incentivare la sensibilizzazione del mondo degli adulti che si rapporta con quello dei giovani. In collaborazione con gli enti e le realtà associative locali sono state ideate e organizzate in questi anni iniziative che vedono protagonisti i giovani nel campo dell’arte, della creatività e della manualità, sostenendo attività in ambito musicale, artistico, culturale e sociale. In una logica di partecipazione attiva, i progetti che vengono realizzati vedono i ragazzi essere promotori e protagonisti nelle fasi di ideazione, gestione e realizzazione. Tra le principali problematiche persiste quella legata alla mancanza di spazi e momenti di aggregazione giovanile. Mancano luoghi e spazi di incontro dove potersi confrontare per trovare significati comuni, scambiare idee, dove giovani e adulti possano insieme creare cultura e trovare significati condivisi, in un'ottica di progettualità comune.
Come amministratori che guardano al futuro con responsabilità e speranza dobbiamo imporci di fornire risposte concrete alla necessità di spazi e momenti di aggregazione per i giovani, intesi sia come spazi fisici, sia come iniziative e progetti di socializzazione e aggregazione giovanile che hanno anche la funzione di luoghi di esercizio della democrazia, laboratori di partecipazione che permettano di conoscere e vivere l’educazione civica e civile. E' nostro compito sensibilizzare i giovani alla partecipazione alla vita sociale, all'appartenenza al proprio territorio e all'assunzione di ruoli di responsabilità. Inoltre è nostro dovere intercettare anche le “domande mute” dei giovani, quelle che evidenziano sofferenza, fragilità, noia o tentativi di rifugio in mondi virtuali. Agire sulla prevenzione significa promuovere la conoscenza ma anche creare occasioni sane di socialità e opportunità di confronto. In un mondo in continua trasformazione rimane basilare costruire delle solide alleanze con le altre agenzie educative (scuola, famiglia, ...) in modo da creare una “rete” di relazioni, condivisione di valori, obiettivi ed azioni, pensate in collaborazione, che rinforzino reciprocamente il lavoro della famiglia e quello esterno. Il riferimento va innanzitutto alla rete delle realtà amministrative e associazionistiche del territorio, stimolate a individuare un terreno comune di intesa e di impegno per e con i giovani. Vi sarà inoltre, da parte nostra, un impegno concreto per rimuovere quegli ostacoli che non permettono alle giovani generazioni di essere protagoniste della costruzione del proprio futuro, appropriandosi di quegli spazi che spesso sono invece negati o non riconosciuti.
Parlando di “fusioni” e “unioni” di comuni ci si scontra spesso con le resistenze campanilistiche di sindaci e “conservatori”, mentre basterebbe dare un'occhiata alla comunità giovanile che vive il proprio territorio per rendersi conto che la “fusione di fatto” è già avvenuta. La sovracomunalità esiste già nel mondo delle associazioni giovanili, nelle alleanze tra universi artistici e musicali emergenti, nello spirito di gruppo che ormai non conosce più limiti territoriali. Il cambimento sta avvenendo lontano da logiche di palazzo e progetti politici calati dall'alto, e corrisponde all'avanzare di una nuova generazione che non ci sta più a vivere nell'ombra...

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