venerdì 14 ottobre 2011

IL MELO DELLA MEMORIA


L'equilibrio tra innovazione tecnologica nel settore delle coltivazioni e ricerca di una forma di agricoltura a basso impatto ambientale rimane argomento di stretta attualità. E' indubbio che le tecnologie avanzate, l'agricoltura intensiva e i moderni sistemi di coltivazione permettano di ottimizzare tempi e rendimenti, ma ricadano inevitabilmente sulla morfologia del territorio. Concetti come “agriturismo” e “turismo rurale” sono entrati prepotentemente nel nostro vocabolario e rappresentano oggi oggetto di dibattito e una scommessa per il futuro dei centri agricoli. Ma un paesaggio che si trasforma non può non toccare anche l'animo più profondo di chi vive la propria terra, come testimonia una lettera firmata da Livio Sicher, prorietario del Pineta Hotels di Tavon insieme ai fratelli Bruno e Mario, e da tutti gli ospiti del complesso alberghiero. “Il melo della meoria”, questo il titolo del breve scritto, è una lettera aperta dedicata a quello che sta diventando un simbolo della volontà di conservare storia e tradizioni della propria terra. “La vita, si sa, corre veloce -scrive Livio Sicher- e noi con lei. Adeguandoci a nuovi usi, costumi, culture, e colture! Più redditizie, gestibili e facilmente coltivabili. Basti vedere com’è cambiato in questi anni il paesaggio della nostra valle. Dalla monocoltura della mela siamo passati alla monoqualità del melo: alberi piccoli, uguali tra loro, destinati a vita breve. Quanta nostalgia dei cari e vecchi canada, con i loro tronchi imponenti e i rami inestricabili: una sfida per ogni coidor e la sua scala. I canada hanno fatto la storia e la fortuna di questa valle e della sua gente. La renetta è stata la prima varietà di mela su cui si è investito: la più spigolosa, ma anche la più resistente. Una garanzia. Oggi i campi di canada sono sempre più rari, simbolo di un passato ormai superato. Lungo uno dei tornanti della strada che da Dermulo sale verso Coredo, è quasi commuovente incrociare quel canada solitario rivolto verso il lago di Santa Giustina, unico sopravvissuto di un campo di mele che sta cambiando la sua destinazione d’uso per seguire le novità della melicoltura. Vorrei, quindi, ringraziare pubblicamente il proprietario del melo per aver lasciato quell’albero a presidiare la memoria della nostra storia. Ogni volta che faccio quel tornante, mentre corro veloce da qualche parte, la presenza di quel canada è rassicurante. Perchè mi ricorda quanto sia importante conoscere la nostra storia e il nostro passato per comprendere il presente e pensare al futuro”.

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