lunedì 26 settembre 2011

there is nothing to delay





Una delle realtà musicali più interessanti e innovative del panorama provinciale ci regala un gioiellino che si impreziosisce ad ogni ascolto, tante sono le sfumature da cogliere. “On the origin of species” dei The Squirties è l'album trentino dell'anno (se nessuno storce il naso dopo questa dichiarazione significa che molto probabilmente la band ha fallito l'obiettivo e il sottoscritto ha preso un abbaglio). Continua la ricerca sonora dei 5 valsuganotti che, dopo l'ottimo “Gangbangers from planet X” dimostrano di non aver perso l'ispirazione ma, anzi, di aver trovato nuova linfa creativa. Il disco è diviso in nove tracce ben strutturate e complesse che, anzichè appensantire l'ascolto, lo rendono incredibilmente scorrevole (ovviamente dopo lo smarrimento dei primi 5 ascolti!). Le chitarre di Azza e Carmelo (nomi reali quanto la parrucca di una prostituta) inventano riff a volte acidi a volte maledettamente orecchiabili, ma mai banali, mentre basso e batteria costruiscono una progessione ritmica distante anni luce dalla geometria e dalla regola, ma squisitamente scomposta e imprevedibile. L'eccellente produzione del disco valorizza anche l'ottima prova di Simone Floresta alla voce. Le influenze spaziano dall'indie allo stoner, con qualche strizzata d'occhio ai principali sottogeneri della musica rock alternativa. Tuttavia, parlare di influenze nei confronti dei The Squirties è sin troppo riduttivo, viste le innumerevoli peculiarità del loro particolarissimo sound. “Handle with care” e “Fixed at you” ben rappresentano la capacità di inventare e di spaziare nei meandri più reconditi della creatività, “Lucille” è un autentica perla che si inchioda nel cervello e non esce più, mentre la title track è forse uno dei momenti migliori dell'intera produzione della band. Ma in realtà non esistono “riempitivi”: ogni singola canzone vive di luce propria e rappresenta un tassello fondamentale di questo splendido mosaico rock. Il disco va ascoltato dalla prima all'ultima traccia, ma soprattutto va ascoltato. Decine di volte, se si vuole coglierne l'essenza (e scoprire che, in fondo, i ragazzi si divertono un sacco a prendersi/ci un po' per le palle). Una ventata d'aria fresca per la scena musicale trentina, una realtà in bilico tra la crescente proliferazione di band e un'allarmante difficoltà nel trovare la propria identità. Non ci resta che assistere a qualche live per confermare o rinnegare quanto scritto.

Nessun commento:

Posta un commento