lunedì 26 settembre 2011

CIAO SERGIO


Con Sergio Bonelli se ne va un pezzo di storia del fumetto italiano. Il mio non è un pensiero preconfezionato, imbottito di retorica e dettato dall'enfasi da encomio, e non si tratta nemmeno di un parere strettamente personale viziato da una radicata passione per il fumetto. Ritengo piuttosto di poter esprimere un giudizio oggettivo (e, in linea di massima, condivisibile anche da chi non ha mai aperto un albo della Sergio Bonelli Editore) rispetto a colui che ha portato fuori dai ranghi fumettistici e reso celebre alle masse un certo settore del fumetto tricolore. Basti pensare al successo di personaggi del calibro di Zagor (da lui creato nel '61) o il fantascientifico Martin Mystere, ma soprattutti a quel Dylan Dog, divenuto insieme a Tex un'autentica icona pop non soltanto tra i numerosissimi lettori ma nell'immaginario collettivo di un'intera generazione. Intuizioni che solo alle menti geniali non sfuggono. E il padre di Mister No univa un'innata genialità ad una sana passione per il proprio lavoro. "L'argomento Futuro -sosteneva infatti Bonelli in una famosa dichiarazione che oggi fa venire la pelle d'oca- è un lusso che non posso concedermi, data l'intensità con cui vivo il presente! E' ora di tornare alle tavole da revisionare, alle copertine da correggere, ai tanti nuovi progetti in cantiere che mi aspettano. L'unico accenno al futuro, può, al massimo, riguardare ciò che farò nei prossimi minuti". La sua morte ci porta via un grande uomo, ma ci lascia in eredità un grande insegnamento e un esempio da trasmettere alle nuove generazioni che andranno ad operare nel campo dell'arte e della cultura in generale. 

Nessun commento:

Posta un commento